lunedì 7 febbraio 2011

IL PUNTO di Mighé

Correva il punto 23-20 a favore degli avversari.

Me ne stavo placidamente assiso su quella tavola malsagomata di compensato comunemente definita panchina, quando Enzo, con poche e brevi parole, riassunse un discorso ampio di questo tenore: “Mighè, ci serve quella specie di cannone laser che hai al posto del braccio destro, è giunto il momento che il Chiosco Bar Volley Palazzolo tremi di fronte a noi e si penta dell’arroganza che ha avuto nello sfidarci senza lasciarci la vittoria a tavolino”. Le parole esatte furono: “Mighè, vai”.

Palla bollata?!
Entrai in campo in un clima di profonda diffidenza.

Majda per prima cercò di confondermi le idee indicandomi 4 diverse zone da coprire in ricezione. Mi disse poi che stavo sulle palle all’arbitro, ma di star tranquillo perché in realtà stavamo giocando a palla bollata e io ero uno di quelli già eliminati che stanno sul fondo del campo avversario a grattarsi i marroni.

Sugli spalti ruggivano contro di me migliaia di fan palazzolesi inferociti.

fan palazzolesi inferociti!?

Il caldo era asfissiante, il sudore mi scendeva negli occhi, la sabbia su tutto il corpo mi provocava spasmi di prurito e svariate reazioni eritematose.

Il dubbio di aver lasciato a casa le mutande di ricambio mi colse inaspettatamente.

In tribuna gli attenti occhi di Zappa mi osservavano con sospetto. Aveva saputo dell’interesse verso di me da parte di alcuni club di serie A e a fine partita sarebbe venuto a supplicarmi di rimanere nell’Uisp misto per condurre la selezione bresciana alla vittoria dei Campionati del Mondo Uisp in programma il prossimo anno. Ma dovevo convincerlo di essere l’uomo giusto.

Partì la battuta degli avversari. Per fortuna non era indirizzata verso di me.

Il tempo di un battito di ciglia e gli occhi di Angela (molto apprezzati da tutti gli avversari) mi scelsero per l’attacco. L’alzata era degna, quindi decisi di muovermi, in caso contrario non avrei avuto problemi a far cadere la palla per terra rimanendo immobile a braccia conserte in attesa di ricevere le dovute scuse.
Colpii il pallone.

Lo spostamento d’aria vaporizzò le divise degli avversari che rimasero nudi e ignari di quanto era successo. Alcuni di loro piangevano, altri pregavano con un rosario in mano, altri ancora chiamavano la mamma. L’impatto del pallone col suolo scavò un cratere nel campo avversario.

I sismografi del nord Italia rilevarono un’anomalia mentre tutte le automobili di Palazzolo fecero scattare i loro allarmi. Il pubblico fu interamente sollevato dall’onda d’urto e ricadde poi sulle tribune. Alcuni di essi pensarono di essere stati a Gardaland gratis, altri si convertirono immediatamente all’antico culto pagano di Giove Tonante, un bambino si chiese se i Power Rangers sarebbero stati in grado di fare un cosa del genere, poiché Buzz Lightyear e i Gormiti sicuramente no.
Zappa sorrise.

Io atterrai con un vago senso di smarrimento, non ricordavo nulla.

Mi richiamò alla realtà una frase: “Mighè, torna in panchina!”

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